A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Nello scorso articolo abbiamo visitato la cascina Basmetto: usciamo allora dal sentiero d’ingresso e dirigiamoci verso l’altra sponda del Naviglio Pavese: qui, passato un ponte pedonale (su cui tornerò più avanti), troveremo la Cascina Annone. Si tratta di una antica realtà rurale, che probabilmente prende il nome dalla famiglia Annoni (quella del palazzo di corso di Porta Romana 6), e che già compariva, con il nome di “Anone”, sulla mappa del Claricio del 1600.
Oggi purtroppo il suo aspetto non è più florido come un tempo, ma fino a un paio di anni fa essa era ancora abitata; il terreno invece è tuttora coltivato da nu contadino foraneo.
Grazie ai fratelli Stefanini, il cui padre fu fattore nel secondo dopoguerra, mi è stato possibile ricostruirne la storia relativamente agli ultimi sessant’anni, ottenendo così un tipico spaccato di vita contadina.
Anzitutto va detto che la cascina sorge in un terreno ricco di acqua, tanto che ancora trent’anni fa alcuni vasti appezzamenti erano coltivati a marcita, il cui foraggio dava da mangiare al centinanio di mucche che alloggiavano nella stalla, ancora perfettamente funzionante. In seguito le coltivazioni si concentrarono su mais, frumento e riso, che a tutt’oggi rilsulta la specie più diffusa, seguita dal granoturco.
La proprietà terrena pertinente all’Annone è di vaste dimensioni: a sud infatti essa si estende fino a Cascina Venina, in comune di Assago, e raggiunge quindi il confine còmunale; altrettanto accade verso ovest, dove le cascine confinanti sonò la Bassana e la Bassanella, sempre di Assago; verso nord la proprietà arriva fino ai terreni pertinenti cascina Cantalupa, ove ora sorge un insediamento abitativo, mentre ad est è il Naviglio Pavese a fare da confine invalicabile per le colture.
Il Naviglio non è però l’unico corso d’acqua presente nell’area dei fabbricati: a nord degli stessi si trova infatti il cavo Paimbro (noto anche come roggia Palmera), che poi finisce la sua corsa gettandosi nel Lambro Meridionale, e ad ovest scorre la roggia Carlesca, proveniente dalla città, al cui fianco in parallelo scorreva fino agli anni ’70 del XX secolo il Naviglietto, poi interrato e fatto confluire nella roggia. Mentre però la roggia raccoglieva gli scarichi della zona, il Naviglietto aveva le acque pulitissime, e i bambini andavano a farvi il bagno ancora nel dopoguerra.
In quell’epoca infatti la cascina era in piena attività: nella palazzina e nelle abitazioini dei salariati abitavano in totale 12 famiglie con più di 40 bambini, molti dei quali frequentavano la scuola “Duca degli Abruzzi”, sita un paio di chilometri (che venivano percorsi tutti i giorni rigorosamente a piedi) a nord lungo l’alzaia del Naviglio Pavese, nelle cui scuole medie si trovava anche una sezione di Avviamento Professionale Agrario: al suo posto ora sorge la scuola di via Pescarenico, ma i platani sono ancora quelli della vecchia scuola.
Nella cascina vigeva una gerarchia molto chiara: il proprietario delegava un fattore a guidare la cascina, e questi era responsabile di far svolgere le attività lavorative potendo contare su alcuni referenti: il cavalllante, che poi comandava i lavoranti addetti ai cavalli, il beolco, che guidava gli addetti ai buoi, il famiglio, che era responsabile delle stalle e della mungitura; un’altra figura fondamentale era poi il camparo, che era responsabile delle acque, le cui competenze includevano la verifica della pulizia dell’acqua e della presenza di eventuali piante cadute nei corsi d’acqua.
Fino alla seconda guerra mondiale il fattore godeva di grande ricchezza: aveva infatti carrozza con cavalli ed abitava tutta la palazzina nobile con la sua famiglia e la servitù; in seguito però alle lotte contadine degli anni ’50, che avrebbero anche portato ad un incendio, presto domato, che causò la ricostruzione (in legno e coppi) del tetto della stalla, i salari dei contadini vennero un poco adeguati; i salariati infatti percepivano un tempo cifre molto basse, anche se ricevevano in cambio della loro opera anche vitto ed alloggio.
Nel prossimo articolo ci occuperemo della struttura della cascina e dei suoi dintorni.